| A. Reghini - I Numeri Sacri nella tradizione pitagorico-massonica
Cap.VI - La tavola tripartita
I tre gioielli immobili della Loggia sono la pietra grezza, lapietra, cubica e latavola da tracciare, o tavola tripartita, rispettivamente corrispondenti al novizio, al compagno ed almaestro venerabile. Questatavola da tracciare, o da disegnare,porta talvolta delle figure o disegni, tal'altra, e più spesso, porta gli alfabetimassoniciin cifra, caratterizzati dal fattoche sono composti da caratteri a forma quadrata. Essa si ottiene tracciando una coppia di rette parallelee tagliandole con un'altra coppia di rette paralleletra loro e perpendicolarialla prima coppia, di modo che la tavola viene suddivisa in nove parti disposte in tre linee ed intre colonne. Per questaragione, manifestamente, è chiamata tavola tripartita, o, con antica denominazione tiercel board. Si ottengono così nove casellediforma quadratail cui contorno è tracciato solo parzialmente ed è completo per la sola casella centrale. Esse designano leletteredell'alfabeto; ed a seconda dei tempi e delle lingue presentano delle varianti. Nel XVIII secolo la forma più generalmente adottata fu quella riprodotta nella fig. 12.Come si vede manca il segno del K e del V. Il segno della L, iniziale di Loggia, è ancora oggi usato ad indicare appunto una Loggia. Inoltre si vede che la tavola, tripartita non è sufficiente da sola a rappresentare tutte le lettere dell'alfabetoed occorre usare altri segni per la u, x, y, z.
Basterebbe questa constatazione per provocare il sospetto sopra il vero scopo della ripartizione della tavola da tracciare; la tripartizione doveva preesistere ed è stata alla meglio adattata per lo alfabeto massonico. Si tratta di indagare quale fosse l'antica funzione della tavola da tracciare e come la nuova si sia aggiunta allaantica e l'abbia sostituita. Il Wirth osserva giustamente (2) che essa si presta allo studio del triplo ternario, ossia dei numeri monadici dei pitagorici, che si possono fare corrispondere in varii modi alle nove caselle.
In Teone da Smirne si trova la seguente disposizione: poiché Teone per indicare i numeri faceva uso dellelettere dell'alfabeto greco, invece delle così dette cifre arabe che noi usiamo dacirca sei secoli. Ilsistema alfabetico di numerazione scritta in uso al tempo di Teone era costituito da 27 segni cioè dalle 24 lettere dell'alfabeto greco attico cui si aggiungevano tre segni(detti episemi o segni aggiunti) che erano stati adoperati più anticamente nella scrittura, erano caduti in disuso per varie ragioni, ed erano precisamente i segnidello stigma che sostituisce l'antico digamma, del koppa e del sampi. Per conseguenza si possono formare con questi 27 segni tre tavole come quella di Teone;ma Teone dà soltanto la prima di queste tre tavole non perché si interessi inmodo speciale alle prime nove lettere dell'alfabeto ma perché si interessa in modo speciale ai primi nove numeri della decade, potendosi sempre, come sappiamo, ridurre la considerazione degli altri numeria quella dei primi nove, ed essendo questi i numeri che erano utili alla comprensione delle opere diPlatone. Naturalmentela tavola diTeone si può anche scrivere scambiando le righe con le colonne ossia Questi numeri, e quindi anche le lettere corrispondenti dell'alfabetogreco, possono essere scritti in un modo qualunque, per esempio mediante lecifre arabe, o mediantel'antica numerazione scritta erodiana, o mediante isegnimisteriosidi cuisecondo Boezio facevano uso i pitagorici, od anche semplicementemediantelaraffigurazione della rispettiva casella. Ma anche adoperando le lettere dell'alfabeto greco occorre tenere presenteche esserappresentavano soltanto dei numeri Così tracciata, la tavola di Teonecoincide con la tavola tripartitadei liberi muratori; e, insieme alla pietra grezza edallapietra cubica siriferisce alla costruzione deitempli, che secondo il rituale è il compito della massoneria, essaricorda che in questa costruzione occorre la conoscenza dei numeri sacri, ed inoltre per la sua forma indica che la divisione in terne è di specialeimportanza. . In particolarei numeri della seconda riga sono le medie aritmetiche dei numeri delle altre due righe appartenenti alla stessa colonna; così 4 = (1 + 7) : 2, 5 = (2 + 8) :2, 6 = (3 + 9) : 2; ed in modo consimile i numeri della seconda colonna sono le medie aritmetiche dei numeri delle altre due colonne appartenenti alla stessa riga, così 2 = (1 + 3) : 2, 5 = (4 + 6) : 2, 8 = (7 + 9) :2. Il cinque, che occupa la casella centrale, ha in più la proprietà di essere media aritmetica dei numeri estremi di ogni riga, colonna, o diagonaleche passa per lacasella centrale. Nella tavola tripartita di Teone il cinque, cioè il numero della stella fiammeggiante e del compagno libero muratore, eccelle per la posizione centrale e per la proprietà su indicata.
La tavola tripartita dei nove numeri suggerisce al massone la contemplazione e lo studio dei numeri sacri; e, poiché essa è uno dei tre gioielli immobili, mostra che questo studio vaassociato al lavoro del digrossamento della pietra grezza e di squadratura della pietra cubica, od è intermedio tra la pietra grezza e la pietra cubica. Anche il simbolismo puramente numerico di questa tavola da tracciare è pitagorico ed universale e conforme all'universalismo della massoneria. Quando e come da questa tavola puramente tripartita e numerica si è passati alla tavola tripartita che contiene i segni di un particolare alfabetoe di una lingua particolare? A questa domanda ci sembra di potere rispondere soddisfacentemente esaminando le successive derivazioni della tavola di Teone e della numerazione alfabetica greca. Il sistema alfabetico di numerazione scritta è costituito dai seguenti ventisette segni: L'apice postoin alto a destra delle lettere serviva per distinguere i numeri dalle parole. Il sesto segno, il 21° e l'ultimo sono rispettivamentei segnideitre episemi stigma, koppa e sampi. Lo stigmaequivale all'antico digamma F. Sebbene l'ordine in cui si presentano i segni del sistema alfabetico di numerazione scritta coincida di massima con l'ordine delle ventidue lettere dell'alfabeto fenicio, da cui indubbiamenteproviene l'alfabeto greco, l'idea di servirsi dei segni alfabetici per designare i numeri è greca e non fenicia; e gli ebrei formarono il loro sistema, di numerazione scrittamediante le lettere a simiglianza del sistema greco. Anche gli ebrei fecero all'uopo uso delle ventidue lettere dell'alfabeto ebraico cui aggiunsero le cinque lettere finali. Tanto nel sistema greco che inquello ebraico le prime nove lettere servono ad indicare i numeri monadici cioè dall'uno al nove, la seconda enneade serve ad indicare le decine D numeri decadici e l'ultima enneade ad indicare lecentinaia o numeri ekatontadici.
In questi due sistemi le lettererappresentano i numeri e viceversai numeri corrispondono alle lettere. Ne derivano i metodi di onomanzianumerica ed i calcoli isopsefici tanto in greco che in ebraico: per esempio S.Ippolito della prima metà del III secolo calcola il numero della parola Άγαµέµνων facendo la somma dei numeri corrispondenti alle letteree poi prendendo il resto della divisione per nove di questo numero, resto detto pitmene, ossia riducendo tale numero alla prima decina. Si ottiene in tal modo
1 + 3 + 1 + 4 + 5 + 4 + 5 + 8 + 5 = 36 il cui pitmene è nove, perché 3 + 6 = 9.
Il passaggio da questa scrittura alfabetica dei numeri in greco ed inebraico alla scrittura cifrata ed all'alfabeto massonico pare sia avvenuto per opera dei cabalisti ebrei. Enrico CornelioAgrippa, parlando delle scritture sacre e segrete, scrive:
«Un'altra specie di scrittura, assai reputata al tempo dei cabalisti, è divenuta oggi di uso tanto comune da essere quasi caduta in mano dei profani».
Essa è composta di tre gruppidi nove lettere ebraiche, in tuttole 27 lettere che formano il sistema di numerazione scritta alfabetica ebraica. Il primo gruppo è disposto nelle nove caselle ottenute come quelle della tavola tripartita, il secondo gruppo disponendo in simil modo le seguenti nove lettere ed il terzo facendo altrettanto con leultime nove. La scrittura in cifra dei cabalisti, tanto reputata secondo Agrippa, consiste semplicemente nel sostituire adogni lettera la casella che la contiene. Occorre soltanto procedere da destra a sinistra come nella scrittura ebraica per ottenere le prime nove lettere; così indica la prima lettera od aleph, la seconda o beth, indica la terza o ghimel, e così via mettendo un punto, due punti, o tre punti nell'interno della casellaa seconda che si vuole indicare le lettere del primo, del secondo e del terzo gruppo. L'interesse della cosa per Agrippa non sta nella possibilità del segreto offerta da questa scrittura in cifra, quanto nelle corrispondenze che questa tavola stabilisce tra le tre enneadi di lettere, di numeri ed i tre mondi intellettuale, celeste ed elementare; ma le lamentele di Agrippa, per la eccessiva popolarità di questa reputata scrittura mostrano come essa si fosse già diffusa nel campo profano, che probabilmente non la adoperava per i calcoli e le combinazioni esoteriche della cabala ebraica. Un secolo dopo questa scrittura cifrata non è più riserbata alla lingua ebraica, ma ne troviamo una adattazione alla lingua latina ed alle lingue moderne con assegnazione arbitraria e variabile delle lettere dell'alfabeto alle varie caselle. Queste scritture in cifra si trovano esposte per esempio nelle opere di Giovanni Battista Della Porta e del cabalista Blaise de Vigenère. Dal punto di vista enigmistico il valore di queste scritture in cifra è infantile; dal punto divista divinatorio ed onomastico ogni calcolo basato sopra i valori numerici delle lettere non ha per sé stesso alcun valore, il che non impedì a protestanti e cattolici di servirsene come argomento nella loro polemica religiosa.
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