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Cabala Moderna, cabalisti del '900

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view post Posted on 18/10/2013, 14:25     +1   -1
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Arturo Reghini
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Arturo Reghini (Firenze, 12 novembre 1878 / Budrio, 1º luglio 1946) è stato un matematico, filosofo ed esoterista italiano.

Si laureò in matematica all'Università di Pisa, dedicandosi all'insegnamento della materia in vari istituti superiori in Toscana, a Roma ed in Emilia Romagna.
Oltre al Pitagorismo, Reghini fu affiliato anche a vari gruppi dell'esoterismo italiano. Nel 1898 entrò nella Società Teosofica e ne fondò la sezione romana. Più tardi, nel 1903, fonderà a Palermo la Biblioteca Teosofica, che poi cambierà nome in Biblioteca Filosofica. Nel 1902 venne iniziato al Rito di Memphis di Palermo (rito di origine egizia organizzato in gradi all'interno della Massoneria Universale) e nel 1905 fondò a Firenze la loggia Lucifero, dipendente dal Grande Oriente d'Italia. Nel 1910 (o forse prima) conobbe Amedeo Armentano, che lo introdusse allo studio del pitagorismo. Nel 1912 entrò nel Supremo Consiglio Universale del Rito Filosofico italiano, dal quale però si dimise nel 1914 e nel 1921 entrò a far parte del Supremo Consiglio dei 33 del Rito Scozzese Antico e Accettato.

Arturo Reghini è attualmente riconosciuto come uno dei "padri spirituali" del Rito Simbolico Italiano, costituito all'interno del Grande Oriente d'Italia. È considerato l'iniziatore del risveglio, nel tempo attuale, della corrente pagana romana in Italia, risveglio la cui prima manifestazione pubblica fu la pubblicazione, ad opera di Reghini, del manifesto pagano romano-italico Imperialismo pagano, pubblicato nel 1914 sulla rivista La salamandra. Nel 1914, dopo essere entrato nel movimento futurista, aveva fatto parte del comitato direttivo della rivista "Lacerba".

Gli anni della Grande Guerra videro discepoli e maestri della Schola Italica partire volontari per il fronte. Reghini non rimase inerte innanzi al sorgere delle istanze interventiste; partecipò attivamente alla manifestazione romana del maggio 1915, culminata in Campidoglio, volta ad ottenere la dichiarazione di guerra. Entrato all'Accademia Militare di Torino come allievo ufficiale del Genio il 1º febbraio 1917, successivamente partì volontario per il fronte, ottenendo sul campo il grado di capitano del Genio.

Anni dopo, e precisamente il 18 dicembre 1923, Reghini ed il suo Maestro Armentano costituirono a Roma l'Associazione Pitagorica, che riprendeva le fila di precedenti esperienze e si richiamava idealmente e operativamente al sodalizio pitagorico dell'antichità. Da solo o con altri, fondò diverse riviste nelle quali espresse le sue idee: Leonardo (1906, insieme ad altri), Atanòr (1924), Ignis (1925, e di nuovo nel 1929), Ur (1927, con Julius Evola e Giulio Parise).
Contrasti ideologici e caratteriali portarono nel 1929 alla rottura dei rapporti fra Reghini ed Evola e alla sua uscita dal Gruppo di Ur (del quale aveva fatto parte con lo pseudonimo di Pietro Negri), fatto che avrà anche strascichi giudiziari. Evola infatti tenterà di fare incriminare Reghini per affiliazione massonica (che costituiva reato dopo lo scioglimento delle "associazioni segrete" imposto dal regime fascista nel 1925), ma le autorità imposero un "accordo" tra i due per evitare uno scandalo. Negli anni seguenti, però, dopo l'esilio o l'emarginazione di quasi tutti gli esponenti dell'esoterismo italiano (Armentano era partito per il Brasile nel 1924), un Reghini ormai isolato si ritirò dalle attività pubbliche, dedicandosi all'insegnamento in un istituto privato di Budrio e allo studio dei numeri pitagorici.

Nel 1931 ottenne pubblici riconoscimenti dall'Accademia dei Lincei e dall'Accademia d'Italia per la sua opera sulla restituzione della geometria pitagorica.
 
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view post Posted on 18/10/2013, 15:15     +1   -1
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A. Reghini - I Numeri Sacri nella tradizione pitagorico-massonica


Cap.VI - La tavola tripartita

I tre gioielli immobili della Loggia sono la pietra grezza, lapietra, cubica e latavola da tracciare,
o tavola tripartita, rispettivamente corrispondenti al novizio, al compagno ed almaestro venerabile.
Questatavola da tracciare, o da disegnare,porta talvolta delle figure o disegni, tal'altra, e più
spesso, porta gli alfabetimassoniciin cifra, caratterizzati dal fattoche sono composti da caratteri
a forma quadrata. Essa si ottiene tracciando una coppia di rette parallelee tagliandole con un'altra
coppia di rette paralleletra loro e perpendicolarialla prima coppia, di modo che la tavola viene
suddivisa in nove parti disposte in tre linee ed intre colonne. Per questaragione, manifestamente, è
chiamata tavola tripartita, o, con antica denominazione tiercel board.
Si ottengono così nove casellediforma quadratail cui contorno è tracciato solo parzialmente ed
è completo per la sola casella centrale. Esse designano leletteredell'alfabeto; ed a seconda dei
tempi e delle lingue presentano delle varianti. Nel XVIII secolo la forma più generalmente adottata
fu quella riprodotta nella fig. 12.


Fig.%2012

Come si vede manca il segno del K e del V. Il segno della L, iniziale di Loggia, è ancora oggi
usato ad indicare appunto una Loggia. Inoltre si vede che la tavola, tripartita non è sufficiente da
sola a rappresentare tutte le lettere dell'alfabetoed occorre usare altri segni per la u, x, y, z.

Basterebbe questa constatazione per provocare il sospetto sopra il vero scopo della ripartizione
della tavola da tracciare; la tripartizione doveva preesistere ed è stata alla meglio adattata per lo
alfabeto massonico. Si tratta di indagare quale fosse l'antica funzione della tavola da tracciare e
come la nuova si sia aggiunta allaantica e l'abbia sostituita.
Il Wirth osserva giustamente (2) che essa si presta allo studio del triplo ternario, ossia dei numeri
monadici dei pitagorici, che si possono fare corrispondere in varii modi alle nove caselle.

In Teone da Smirne si trova la seguente disposizione:


Teone%20da%20Smirne%201

poiché Teone per indicare i numeri faceva uso dellelettere dell'alfabeto greco, invece delle così
dette cifre arabe che noi usiamo dacirca sei secoli. Ilsistema alfabetico di numerazione scritta in
uso al tempo di Teone era costituito da 27 segni cioè dalle 24 lettere dell'alfabeto greco attico cui
si aggiungevano tre segni(detti episemi o segni aggiunti) che erano stati adoperati più anticamente
nella scrittura, erano caduti in disuso per varie ragioni, ed erano precisamente i segnidello stigma
che sostituisce l'antico digamma, del koppa e del sampi. Per conseguenza si possono formare con
questi 27 segni tre tavole come quella di Teone;ma Teone dà soltanto la prima di queste tre tavole
non perché si interessi inmodo speciale alle prime nove lettere dell'alfabeto ma perché si interessa
in modo speciale ai primi nove numeri della decade, potendosi sempre, come sappiamo, ridurre la
considerazione degli altri numeria quella dei primi nove, ed essendo questi i numeri che erano utili
alla comprensione delle opere diPlatone. Naturalmentela tavola diTeone si può anche scrivere
scambiando le righe con le colonne ossia


Teone%20da%20Smirne%202

Questi numeri, e quindi anche le lettere corrispondenti dell'alfabetogreco, possono essere
scritti in un modo qualunque, per esempio mediante lecifre arabe, o mediantel'antica numerazione
scritta erodiana, o mediante isegnimisteriosidi cuisecondo Boezio facevano uso i pitagorici, od
anche semplicementemediantelaraffigurazione della rispettiva casella. Ma anche adoperando le
lettere dell'alfabeto greco occorre tenere presenteche esserappresentavano soltanto dei numeri
Così tracciata, la tavola di Teonecoincide con la tavola tripartitadei liberi muratori; e, insieme
alla pietra grezza edallapietra cubica siriferisce alla costruzione deitempli, che secondo il rituale
è il compito della massoneria, essaricorda che in questa costruzione occorre la conoscenza dei numeri
sacri, ed inoltre per la sua forma indica che la divisione in terne è di specialeimportanza. .
In particolarei numeri della seconda riga sono le medie aritmetiche dei numeri delle altre due
righe appartenenti alla stessa colonna; così 4 = (1 + 7) : 2, 5 = (2 + 8) :2, 6 = (3 + 9) : 2; ed in
modo consimile i numeri della seconda colonna sono le medie aritmetiche dei numeri delle altre due
colonne appartenenti alla stessa riga, così 2 = (1 + 3) : 2, 5 = (4 + 6) : 2, 8 = (7 + 9) :2.
Il cinque, che occupa la casella centrale, ha in più la proprietà di essere media aritmetica dei numeri
estremi di ogni riga, colonna, o diagonaleche passa per lacasella centrale. Nella tavola tripartita di
Teone il cinque, cioè il numero della stella fiammeggiante e del compagno libero muratore, eccelle per
la posizione centrale e per la proprietà su indicata.

La tavola tripartita dei nove numeri suggerisce al massone la contemplazione e lo studio dei numeri
sacri; e, poiché essa è uno dei tre gioielli immobili, mostra che questo studio vaassociato al lavoro
del digrossamento della pietra grezza e di squadratura della pietra cubica, od è intermedio tra la
pietra grezza e la pietra cubica. Anche il simbolismo puramente numerico di questa tavola da tracciare
è pitagorico ed universale e conforme all'universalismo della massoneria.
Quando e come da questa tavola puramente tripartita e numerica si è passati alla tavola tripartita che
contiene i segni di un particolare alfabetoe di una lingua particolare? A questa domanda ci sembra di
potere rispondere soddisfacentemente esaminando le successive derivazioni della tavola di Teone e della
numerazione alfabetica greca. Il sistema alfabetico di numerazione scritta è costituito dai seguenti
ventisette segni:


ventisette%20segni

L'apice postoin alto a destra delle lettere serviva per distinguere i numeri dalle parole. Il sesto
segno, il 21° e l'ultimo sono rispettivamentei segnideitre episemi stigma, koppa e sampi. Lo
stigmaequivale all'antico digamma F.
Sebbene l'ordine in cui si presentano i segni del sistema alfabetico di numerazione scritta coincida
di massima con l'ordine delle ventidue lettere dell'alfabeto fenicio, da cui indubbiamenteproviene
l'alfabeto greco, l'idea di servirsi dei segni alfabetici per designare i numeri è greca e non fenicia;
e gli ebrei formarono il loro sistema, di numerazione scrittamediante le lettere a simiglianza del
sistema greco. Anche gli ebrei fecero all'uopo uso delle ventidue lettere dell'alfabeto ebraico cui
aggiunsero le cinque lettere finali. Tanto nel sistema greco che inquello ebraico le prime nove lettere
servono ad indicare i numeri monadici cioè dall'uno al nove, la seconda enneade serve ad indicare le
decine D numeri decadici e l'ultima enneade ad indicare lecentinaia o numeri ekatontadici.

In questi due sistemi le lettererappresentano i numeri e viceversai numeri corrispondono alle lettere.
Ne derivano i metodi di onomanzianumerica ed i calcoli isopsefici tanto in greco che in ebraico: per
esempio S.Ippolito della prima metà del III secolo calcola il numero della parola Άγαµέµνων facendo la
somma dei numeri corrispondenti alle letteree poi prendendo il resto della divisione per nove di questo
numero, resto detto pitmene, ossia riducendo tale numero alla prima decina. Si ottiene in tal modo

1 + 3 + 1 + 4 + 5 + 4 + 5 + 8 + 5 = 36 il cui pitmene è nove, perché 3 + 6 = 9.

Il passaggio da questa scrittura alfabetica dei numeri in greco ed inebraico alla scrittura cifrata
ed all'alfabeto massonico pare sia avvenuto per opera dei cabalisti ebrei. Enrico CornelioAgrippa,
parlando delle scritture sacre e segrete, scrive:

«Un'altra specie di scrittura, assai reputata al tempo dei cabalisti, è divenuta oggi di uso tanto
comune da essere quasi caduta in mano dei profani».

Essa è composta di tre gruppidi nove lettere ebraiche, in tuttole 27 lettere che formano il sistema
di numerazione scritta alfabetica ebraica. Il primo gruppo è disposto nelle nove caselle ottenute
come quelle della tavola tripartita, il secondo gruppo disponendo in simil modo le seguenti nove
lettere ed il terzo facendo altrettanto con leultime nove. La scrittura in cifra dei cabalisti,
tanto reputata secondo Agrippa, consiste semplicemente nel sostituire adogni lettera la casella che la
contiene. Occorre soltanto procedere da destra a sinistra come nella scrittura ebraica per ottenere le
prime nove lettere; così indica la prima lettera od aleph, la seconda o beth, indica la terza
o ghimel, e così via mettendo un punto, due punti, o tre punti nell'interno della casellaa seconda
che si vuole indicare le lettere del primo, del secondo e del terzo gruppo. L'interesse della cosa per
Agrippa non sta nella possibilità del segreto offerta da questa scrittura in cifra, quanto nelle
corrispondenze che questa tavola stabilisce tra le tre enneadi di lettere, di numeri ed i tre mondi
intellettuale, celeste ed elementare; ma le lamentele di Agrippa, per la eccessiva popolarità di questa
reputata scrittura mostrano come essa si fosse già diffusa nel campo profano, che probabilmente non la
adoperava per i calcoli e le combinazioni esoteriche della cabala ebraica. Un secolo dopo questa
scrittura cifrata non è più riserbata alla lingua ebraica, ma ne troviamo una adattazione alla lingua
latina ed alle lingue moderne con assegnazione arbitraria e variabile delle lettere dell'alfabeto alle
varie caselle. Queste scritture in cifra si trovano esposte per esempio nelle opere di Giovanni Battista
Della Porta e del cabalista Blaise de Vigenère.
Dal punto di vista enigmistico il valore di queste scritture in cifra è infantile; dal punto divista divinatorio
ed onomastico ogni calcolo basato sopra i valori numerici delle lettere non ha per sé stesso alcun valore,
il che non impedì a protestanti e cattolici di servirsene come argomento nella loro polemica religiosa.
 
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